LA STRADA MILITARE STAREZZA-PRAMOSSEI E IL BIVACCO “GIOVANNI SPAGNOLLI

Recuperata e resa percorribile nel 2004 grazie al Progetto Interreg III “I Luoghi della Grande Guerra in Provincia di Belluno”, la vecchia strada militare Starezza-Pamossei offre tutta una serie di indicazioni che potranno permettere non solo ai turisti, ma anche ai valligiani, di riscoprire una pagina di storia del proprio paese. La strada, che parte dalla località di Fontanelle (m 1156) e porta al pianoro di Zergolon (m1534) e quindi ai fienili di Pramossei (m 1472), si propone come ideale balconata sul Centro Cadore e permette di visitare luoghi un tempo dediti alla pastorizia e sfiorati per pochi mesi dalla Grande Guerra. La lunghezza è di circa 4 chilometri, la durata dell’escursione di circa 6 ore con un dislivello di 470 metri circa. L’itinerario è facile e si snoda su comoda strada forestale, caratterizzata da costante pendenza, non adatta però a persone con ridotte capacità motorie. Il grande cartello, anche in inglese e tedesco con relativa cartina geografica posto all’imbocco della strada riporta la sua storia.
Ai primi di settembre del 1916 il Genio Militare iniziò la costruzione dell’arteria militare che da Fontanelle, circa 4 km da Laggio, saliva con ampi tornanti dalla valle del Piova verso la località di Starezza, giungendo prima al pianoro di Zergolon e quindi a Pramossei. Essa doveva servire una teleferica sussidiaria del forte del Tudaio, il cui progetto era stato trasmesso al Comando Genio d’Armata il 19 dicembre 1916 e che fu realizzata nei primi mesi del 1917. L’impianto era di portata limitata e collegava Pramossei (m 1531) col forte del Tudaio (m 2114). In verità la strada aveva pure funzioni di arroccamento, giacché nelle località dei Crontoi e di Crepe di Adiès, presso i Tabià Pramossei, furono costruite delle linee di trincee.
Sullo Zergolon fu realizzata poi una linea di trincee che si snodavano verso nord fino alle pendici del Monte Schiavon e 2 postazioni per artiglieria campale in blocchi di pietra squadrata, mentre sullo stesso Ciadin Alto c’era un’ulteriore linea che si sviluppava su creste e forcellette, per circa un chilometro, fino alla Forcella Ciadin Alto Est, anche con osservatori in caverna, in grado di controllare le provenienze dal Comelico.
Proprio per servire queste difese venne allestita nel settembre 1916 una mulattiera che partendo da Starezza Bassa, con 8 tornanti, saliva a quota m 2047 al luogo detto La baracca de Perina (dal nome del capo cantiere Pietro Da Rin Spaletta, detto Piero Perina), dove fu costruita appunto una baracca ricovero che rimase in piedi sino agli anni ‘40, proprio sul sito su cui oggi sorge il Bivacco Spagnolli del C.A.I. di Vigo.
Un secondo cartello sullo Zergolon riporta pure un po’ di storia del luogo, citato in una pergamena del 1278 e detto Cervollado, cioè località frequentata dai cervi: per secoli fu uno dei più ambiti prati d’alta montagna, suddiviso in molti appezzamenti distribuiti fra le varie famiglie del Comune.
Un terzo cartello è collocato in località “Masoi” il cui antico nome è Pian delle Baite. Fino all’ultimo scorcio degli anni ’50 del secolo passato, tutto questo comprensorio era adibito alla fienagione e al pascolo primaverile ed autunnale del bestiame. Su questo sporto di roccia da tempi immemorabili esisteva un fienile con una piccola cucina, detto Tabià de Marton, mentre l’insenatura a monte era chiamata Cianà de Marton (cianà = mangiatoia) e la piccola sorgente vicina Aga de Marton, dal soprannome di un ramo dell’antica famiglia De Podestà di Laggio.
L’ultimo cartello è posizionato in Pramossei, che in un documento del 1300 è detto Chiamorzei, cioè pascolo di camosci. Durante i moti risorgimentali del maggio 1848 qui si rifugiarono diverse famiglie di Laggio e tra queste quella del prof. Antonio Ronzon, storico del Cadore.
Durante la Grande Guerra, a partire dal settembre 1915, nei fienili di Pramossei furono dislocati 20 soldati addetti allo sgombero della neve lungo il sentiero dei Mede. Fino a qualche decennio orsono era un bellissimo prato con tre fienili, ma a partire dalla fine degli anni ’50 del secolo scorso il progressivo abbandono delle attività agricole ha permesso che il bosco si appropriasse inesorabilmente di questo appartato comprensorio.

DESCRIZIONE DEL PERCORSO
Da Laggio si sale in auto fino alla località di “Fontanelle” nella valle del Piova (SP) Lasciata l’auto nell’apposito parcheggio si prende la strada militare che salendo gradualmente porta a Zergolon quindi con andamento piano conduce a “Masoi” e “Pramossei”.
RITROVO
A Laggio  (Vigo di Cadore, m  945) piazzale Arena.
DISLIVELLO
500 metri circa
DURATA
4-5 ore, con la possibilità di effettuare soste intermedie, variabili in funzione dell’interesse nei riguardi dei singoli manufatti visitabili.
DIFFICOLTA’
Percorso turistico, adatto anche a persone con ridotte capacità motorie, ma non in carrozzina.

 

RICOVERI MILITARI DI LOSCO E VAL INFERNA

E DIFESE DELL’ALTIPIANO DI CASERA RAZZO (m 1872)

La casermetta si trova in località al Pian delle Buse, nell’alta Val Piova (Comune di Lorenzago).
Il ricovero (m 35 x 15 circa, detto “n.4 di Val Inferna” o “di Losco”), fu costruito nel maggio-giugno del 1892 dagli zappatori del 7° Alpini a quota m 1872, a nord di Col Rementera, ai margini dell’altopiano di Razzo, non solo per agevolare le manovre estive delle compagnie alpine, ma anche per permettere il controllo della Sella di Ciampigotto (m 1790) e delle due piccole forcelle di Losco (m 1778) e di Campo Rosso (m 1913), rappresentanti altrettanti pericoli, in quanto possibili tramiti di incursioni nemiche dalla Val Frison, da Sauris o da Sappada, verso il Centro Cadore e lungo la Val Piova.
Capace di ospitare fino a 135 uomini, era dotato di una cisterna alimentata dalle acque piovane. Fu successivamente intitolato al Cap. Tito Cecchet del 7° Alpini, caduto il 18 aprile 1916.
Nel 1907 venne costruito poi a Forcella Losco (m 1778) un piccolo edificio in muratura da adibire a magazzino, lungo la stradina che portava al ricovero di Val Inferna, sulla facciata del quale spicca una lapide che ricorda il Cap. Fausto Bianchi del 7° Alpini, caduto il 18 ottobre 1915 a Cima di Val Piano.
Il magazzino (m 18 x 6 circa) serviva gli apprestamenti difensivi nella regione di Razzo e Rementera, interessata già allora dalla costruzione di numerose trincee, piazzole e riservette. Esso fu raso al suolo dai nazisti il 19 ottobre 1944, in quanto ritenuto base di partigiani, condividendo così la sorte comune a tutti i fienili della Val Piova e dell’altopiano di Razzo.
La posizione di Col Rementera, dominante l’altopiano di Razzo, aperto a preventivabili provenienze nemiche dalla Carnia, e vicina ai manufatti di F.lla Losco e Val Inferna, indusse il Comando del V Corpo d’Armata nel 1910 a studiare la costruzione in loco di una batteria, con relativi spianamento e strada d’accesso.
Dopo attente ricognizioni sul terreno, fu il Cap. F. Pecco, Capo Sezione del Genio di Vigo di Cadore, a progettare una carrareccia militare sulla costa di Losco. Questa, dopo aver seguito il letto del Piova dai Fienili Antoia fino a quota m 1450 circa, si sviluppava poi con grandi massi in riporto sulle falde franose della regione Antoia e sulle pendici nord ed ovest del Piano di Roda, giungendo infine a Cima Ciampigotto (m 1790). In funzione della nuova arteria venne progettata pure nel 1911 la costruzione di un nuovo ricovero (m 42 x 15 circa) per 250 uomini ad Antoia. Esso, protetto a nord da un grande muro di sostegno, era a due piani, con camerate per la truppa (con letti a castello a tre piani), alloggi per gli ufficiali, cucina e servizi igienici, e poteva disporre di acqua in abbondanza, vista la vicinanza del torrente Piova.
Servì da base logistica per gli impegnativi lavori relativi alle mulattiere Col Rementera-falde di M. Pezzocucco, M.Pezzocucco-M.Pallone e Casera Razzo-Col Cervera, tutte realizzazioni che, iniziate nel 1911, conobbero poi numerose e frenetiche integrazioni nel 1916-17 nel contesto della linea gialla, tesa ad arrestare penetrazioni nemiche dall’alta Val Tagliamento. Rientravano in tale ambito trincee, riservette e caverne nelle zone di Col Cervera (m 1998), Col di Rioda (m 1966), Cima Pezzocucco (m 1783), F.lla Camporosso (m 1913), M. Losco (m 1962), Cima Ciampigotto (m 1776), Pian de Sola (m 1949), oltre che naturalmente a Col Rementera (m 1910), dove furono costruite trincee, piazzole e baracche.
Va ricordato che alla difesa di questo settore, ed in particolare all’arresto di penetrazioni nemiche lungo la Val Piova, inducevano perfino i trascorsi risorgimentali, poiché proprio la difesa predisposta da P.F. Calvi ad Annoia e a Rindemera valse a stornare il tentativo austriaco del Cap. Oppel di entrare in Cadore da Sauris il 28 maggio 1848.
Oggi del grande ricovero nulla rimane, giacché anch’esso fu raso al suolo dai nazisti.

PERCORSO: l’itinerario a piedi segue la rotabile militare che si stacca dalla strada provinciale Tre Ponti- Sauris presso il valico di Ciampigotto e si snoda a mezzacosta lungo il colle di Rementera fino a Forcella Losco, dove sono visibili i resti del magazzino e delle trincee che furono teatro degli scontri nel novembre 1917. Proseguendo verso nord-est, si giunge dopo circa 30 minuti in vista dei ruderi del ricovero militare di Val Inferna.
Ritrovo: all’inizio dell’altopiano di Razzo, a Forcella Ciampigotto.
DISLIVELLO: 100 metri circa.
DURATA: 3 ore circa, con possibilità di effettuare soste intermedie, variabili in funzione dell’interesse nei riguardi dei manufatti presenti lungo il cammino.
DIFFICOLTÀ: percorso escursionistico su comoda strada forestale, caratterizzata da costante pendenza, non adatta a persone con ridotte capacità motorie.

 

IL RICOVERO DI ANTOIA (m 1450)
La posizione di Col Rementera, dominante l’altopiano di Razzo, aperto a numerose preventivabili provenienze nemiche dalla Carnia e vicina ai manufatti di F.lla Losco e Val Inferna, indusse il Comando del V Corpo d’Armata nel 1910 a studiare la costruzione in loco di una batteria, con relativi spianamento e strada d’accesso.
Dopo attente ricognizioni sul terreno, fu il Cap. F. Pecco, Capo Sezione staccata del Genio di Vigo di Cadore, a progettare una carrareccia militare sulla costa di Losco, che, dopo aver seguito il letto del Piova dai fienili Antoia fino a quota m 1450 circa, si sviluppava poi con grandi massi in riporto sulle falde franose della regione Antoia e sulle pendici nord ed ovest del Piano di Roda, giungendo infine a Cima Ciampigotto (m1790). In funzione della nuova arteria venne progettata pure nel 1911 la costruzione di un nuovo ricovero (m 42 x 15 circa) per 250 uomini ad Antoia. Esso, protetto a nord da un grande muro di sostegno, era a due piani, con camerate per la truppa (con letti a castello a tre piani), alloggi per gli ufficiali, cucina e servizi igienici, e poteva disporre di acqua in abbondanza, vista la vicinanza del torrente Piova.
Esso servì da base logistica per impegnativi lavori relativi alle mulattiere Col Rementera-falde di M. Pezzocucco, M.Pezzocucco-M.Pallone e Casera Razzo-Col Cervera, tutte realizzazioni che, iniziate nel 1911, conobbero poi numerose e frenetiche integrazioni nel 1916-17 nel contesto della “linea gialla”, tesa ad arrestare penetrazioni nemiche dall’alta Val Tagliamento. Rientravano in tale contesto trincee, riservette e caverne nelle zone di Col Cervera (m 1998), Col di Rioda (m 1966), Cima Pezzocucco (m 1783), F.lla Camporosso (m 1913), M. Losco (m1962), Cima Ciampigotto (m 1776), Pian de Sola (m 1949), oltre che naturalmente a Col Rementera (m 1910), dove furono costruite trincee, piazzole e baracche.
Va ricordato che alla difesa di questo settore ed in particolare all’arresto di penetrazioni nemiche lungo la Val Piova inducevano perfino i trascorsi risorgimentali, poiché proprio la difesa predisposta da P.F. Calvi ad Antoia e a Rindemera valse a stornare il tentativo austriaco del Cap. Oppel di entrare in Cadore da Sauris il 28 maggio 1848.
Oggi del grande ricovero nulla rimane, giacché esso fu raso al suolo dai Nazisti il 19 ottobre 1944 in quanto ritenuto base di partigiani.